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Non blocchiamo le lacrime dei nostri figli: aiutiamoli ad esprimersi!


NOTA: Articolo estratto dal sito online "AdoleScienza". Questo contenuto non è per tanto prodotto da "Il Gomitolo e l'Albero"






Nella nostra società l’errore di fondo è considerare il pianto come sinonimo di debolezza, qualcosa di cui vergognarsi.

Si parla tanto di educazione all’affettività, eppure bambini e ragazzi sembrano fare sempre più fatica ad esprimere le loro emozioni, in particolare quelle negative, troppo spesso inibite, come se dovessero essere sempre felici e al top in tutte le circostanze.

Ogni emozione ha una sua funzione adattiva ed è importante non reprimerle ma imparare a gestirle, a dosarle, e per farlo bisogna conoscerle e conoscersi.

“Piangere non è da deboli, anzi, è un gesto coraggioso che aiuta la tristezza a uscire da noi. Se uno sta tanto male da non farcela più, in qualche modo lo dovrà comunicare a qualcuno, altrimenti come fa a venirne fuori? Esprimere un’emozione vuol dire lasciarla andare, così che questa possa liberarsi e – almeno in parte sciogliersi. Rinunciare alle lacrime semplicemente perché non è ‘da duri’ sarebbe stupido”.

I motivi per cui possiamo sentirci tristi sono molto diversi, a volte sono fatti drammatici come un lutto, un tradimento, un abbandono. Altre volte sono cose di poco conto, per altri magari banali, ma che in noi accendono una tristezza più o meno potente e duratura. […] Se ti viene da piangere non trattenerti e […] trova un alleato contro la tristezza perché è bello poterla condividere con qualcuno che ci è vicino”.

(Tratto da La bussola delle emozioni. Dalla rabbia alla felicità, le emozioni raccontate ai ragazzi di Alberto Pellai e Barbara Tamborini)


Infatti, capita spesso, quasi in automatico, di dire ai figli “Non piangere” mentre quello di cui avrebbero bisogno sono solo parole di rassicurazione e contenimento. Frasi come “Se hai bisogno sono qui per te”, “Non ti preoccupare, sei al sicuro”, “ti ascolto”, “Possiamo parlarne insieme”, “Mi dispiace che tu ti senta così”, aiuteranno i vostri figli a sentirsi capiti e sostenuti.

Se gli adulti di riferimento non si mostreranno ansiosi e non andranno in tilt di fronte alle emozioni negative, bambini e ragazzi potranno esprimersi liberamente, impareranno ad accettarle, a dargli un nome e sapranno gestirle adeguatamente.


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