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3 minuti di magia...

Il Gomitolo e l’Albero

C’era una volta un Albero, un Albero di città, un triste, secco, solitario Albero di città. Non viveva nei boschi, in un parco o in un giardino, viveva al centro di un comprensorio di palazzi alti e grigi, attorno a lui, solo cemento.

Insomma, un piccolo puntino verde in tanto grigio di città.

Non era sempre stato un Albero triste, una volta infatti, non era neppure secco!

Riusciva a fare le foglie, i fiori e pure i frutti. I bambini che abitavano in quei palazzoni si riunivano i pomeriggi attorno a lui. I ragazzi spesso si sedevano fra le sue radici a leggere un libro o ad ascoltare della buona musica.

Solo l’inverno era davvero triste perché faceva freddo e anche quella strana compagnia degli esseri umani, che si faceva andare bene, gli mancava.

Nessuno si fermava a giocare o a leggere, tutti filavano di corsa a casa.

Gli anni passarono e l’Albero sempre più triste e solo, iniziò a non colorarsi più di foglie, fiori e frutti profumati e così anche gli umani non si riunivano più attorno a lui. La primavera e l’estate, che lui tanto attendeva, non erano più le sue stagioni preferite; il sole forte, senza la sua folta chioma che lo riparava, lo seccava e rinsecchiva. Nessuno si curava più di lui, così l’Albero, decise di rassegnarsi a quel suo triste destino.

In una fresca giornata d’autunno, successe un fatto strano, un fatto molto strano; qualcosa, all’improvviso, si impigliò tra i rami dell’Albero. Era una pallina, non una palla come quelle che conosceva e con cui aveva visto giocare i bambini, era una palla di molti colori, arruffata, leggera, un garbuglio di nodi.

L’Albero si arrabbiò moltissimo perché gli aveva fatto cadere anche quelle poche foglie marroni che aveva.

Così disse: “Chi sei? Cosa vuoi? Perché sei lì sui miei rami?! Hai visto cos’hai combinato??? Hai fatto cadere tutte le mie foglie!”.

- La strana palla rispose: “Sono un Gomitolo non lo vedi? Scusami, sono caduto, devo essere caduto dalla finestra della mia casa”.

- L’Albero: “Beh allora tornatene a casa tua e non mi disturbare più”.

- Il Gomitolo si guardò attorno ed esclamò: “ Ma sei solo qui? Non vedo altri tuo simili, vivi qui tu? Voi alberi non state sempre tutti assieme come noi gomitoli? Sai noi siamo in tanti a casa mia”.

- L’Albero: ”Una volta qui eravamo in tanti poi hanno deciso di costruire questi enormi palazzi e così sono rimasto solo io”.

- Il Gomitolo: “Oh capisco!”.

- L’Albero: “Ma cosa capisci, tu non puoi capire, cosa ne sai tu di che cosa significa essere un Albero”.

- Il Gomitolo: “E’ vero non lo so, io sono solo un’accozzaglia di fili aggrovigliati che sogna di diventare un maglione blu. Se tu vuoi, però, puoi raccontarmelo, se mi lascerai restare, io ti ascolterò”.

L’Albero rimase stupito da quella risposta, non sapeva proprio cosa dire.

Certo, quel Gomitolo l’aveva irritato molto ma il solo pensiero di poter parlare con qualcuno lo avvolse in un caldo abbraccio e all’improvviso si lasciò andare.

Iniziò dal principio, raccontò tutto ciò che gli veniva in mente, quello che si ricordava, quello che l’aveva reso felice. Parlò anche della sofferenza, del senso di solitudine ed impotenza. Parlò per settimane, mesi e il Gomitolo era lì, con lo sguardo fisso su di lui, immerso in quei racconti. A poco a poco, i due, cominciarono a condividere lo stesso spazio e lo stesso tempo, e assieme, ognuno nei racconti dell’altro, vivevano quella strana e unica convivenza.

Successe così, come se nulla fosse, come accade tutto ciò che è naturale: quel legame, inizialmente così improbabile, permise all’Albero di svuotarsi, buttare fuori quei pensieri che lo soffocavano e angosciavano, quelle paure che lo opprimevano.

La disponibilità mentale del Gomitolo a ricevere e a comprendere gli stati d’animo dell’Albero permise, a quest’ultimo, di dare un senso al suo sentire.

Anche per loro arrivò il giorno di salutarsi; il Gomitolo, aveva trovato finalmente la sua strada! lui non era fatto per diventare un maglione blu … L’Albero invece, capì che non importa se chi ti ascolta è un albero, un bambino, un cane o un gomitolo arruffato. Ogni esperienza, ogni incontro sul tuo cammino, ti aiuterà a trovare te stesso.

Chissà ora dove saranno … Forse, il Gomitolo, avrà conosciuto e aiutato tanti altri alberi, forse sarà tornato dalla sua famiglia, forse, sarà diventato un maglione arcobaleno. E l’Albero, sorridente e sereno, forse, se lo starà immaginando? … forse …

“Non ci resta che chiudere gli occhi e sognare”.

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